Prepariamo dei cocktail con il Bimby e scopriamo perché si chiamano così

Prepariamo dei cocktail con il Bimby e scopriamo perché si chiamano così

Diciamolo, con questo caldo ci vuole proprio un bel cocktail Bimby! Sì, perché tra le tante (tantissime) ricette che possiamo preparare con l’aiuto del nostro Bimby ci sono anche loro: i cocktail. Protagonisti delle nostre serate estive e non solo, declinabili in tante deliziose versioni analcoliche, i cocktail Bimby rappresentano il punto forte di ogni aperitivo estivo che si rispetti, ma qual è l’origine di questo tipo di drink e a cosa si deve il loro nome così particolare? La traduzione letterale del termine cocktail, coda di gallo, non ha molto senso e, come vedremo, l’etimo di questa parola diffusasi a partire dai primi anni dell’Ottocento è ancora oggetto di discussione.


Le origini del termine cocktail

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Pare che il termine cocktail venne usato per la prima volta il 13 maggio 1806 su un giornale dello Stato di New York, in un articolo che trattava di politica. Alla richiesta di un lettore su cosa significasse esattamente il vocabolo, il direttore del quotidiano rispose nei giorni seguenti che con cocktail si intendeva un liquore stimolante composto da una base alcolica, un bitter (ovvero un amaro), lo zucchero e dell’acqua. Se questo è il significato della parola cocktail, è decisamente più difficile rintracciarne con precisione le sue origini che, come vedremo, sono variegate e piuttosto pittoresche.

Secondo alcuni, si tratterebbe di un calco dal latino aqua decocta, ovvero acqua distillata, per altri in Gran Bretagna, nel XV secolo, si preparavano delle bevande colorate proprio come le code dei galli. Rimanendo in epoca medievale, il termine cocktail, riferendosi alla coda del gallo, indicherebbe un qualcosa da sorseggiare alla fine della giornata, in contrapposizione con l’alba, determinata dal canto del gallo.

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Molti ritengono che le origini della parola cocktail vadano cercate più avanti nei secoli, nei grandi viaggi di esplorazione compiuti dagli europei nel corso del Seicento e del Settecento e nel loro incontro con gli usi e i costumi delle popolazioni autoctone, comprese le loro bevande miste. Sulla scia di tali considerazioni, un’interessante ipotesi farebbe derivare il termine da alcuni contenitori in cui, nell’Ottocento, si servivano i liquori nella città di New Orleans: parliamo dei coquetier, inizialmente pensati per portare in tavola le uova. Nel 1946 lo studioso A. Lieberman ipotizzò, invece, che la parola cocktail derivasse dal termine cocktail horses, nome con cui venivano indicati i cavalli non purosangue: al pari di questi animali, i cocktail sono composti da una miscela di ingredienti.


I cocktail: storia di un successo

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Uno degli slanci allo sviluppo e alla diffusione dei cocktail può essere rintracciato nel periodo del Proibizionismo che durò dal 1920 al 1933: in questo arco di tempo, negli Stati Uniti bere alcolici era diventato illegale, ma ciò, ben lungi dal limitarne il consumo, sviluppò una vera e propria controcultura. Siamo nei Ruggenti Anni Venti di Francis Scott Fitzgerald ed Ernest Hemingway, dopotutto, delle flap girls con i capelli corti alla garçonne, che avevano accorciato vertiginosamente gli orli delle gonne e dei capelli. I cocktail non furono dimenticati, tutt'altro: venivano preparati in alcuni locali di grande fortuna che li servivano illegalmente, gli speakeasies. Tale pratica era dovuta anche alla necessità di creare delle bevande dal buon sapore partendo da materie prime non più di qualità, perché distillate illegalmente o con mezzi di fortuna.

A immortalare quest’epoca consacrando i cocktail nell’immaginario moderno e contemporaneo ci pensarono, fin dai primi decenni del Ventesimo secolo, la letteratura e il cinema. Negli ultimi anni ai primi due si sono aggiunte le serie TV. Chi non ha mai visto un film di James Bond in cui l’affascinante spia inglese ordina il suo ormai iconico Vesper Martini “agitato non mescolato”? Chi non ricorda Carrie Bradshaw, la protagonista del fortunato Sex and the City, sorseggiare il suo Cosmopolitan? E la lista potrebbe continuare.


Come preparare un cocktail con il Bimby

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Se pensiamo al termine cocktail ci viene subito in mente una bevanda fresca e colorata, servita con del ghiaccio e guarnita con la frutta, ma com’è composto un cocktail? Scopriamolo, in modo tale da poterlo preparare anche a casa nostra! Il Bimby è un elettrodomestico incredibilmente versatile con cui possiamo fare ricette di ogni tipo, tra cui delle bevande perfette per una festa o un aperitivo in casa. Del resto, anche i cocktail hanno le loro ricette, anzi, di più: sono stati codificati attentamente, varianti comprese, sotto la supervisione e l’aggiornamento periodico dell’International Bartenders Association o I.B.A.

In questo articolo non entreremo nei dettagli relativi alle tecniche di miscelazione o alla classificazione delle varie bevande, che, per esempio, vengono suddivise anche in base al momento in cui è meglio berle, ma parleremo degli ingredienti indispensabili per realizzare un cocktail, che possono essere ripartiti in quattro gruppi.

  • La base è l’elemento che definisce il cocktail conferendogli la sua struttura: può essere neutra, come nel caso del rum, o più caratterizzante, come accade nei drink preparati usando il whisky, la tequila o il gin.
  • Alla base va aggiunto l’aromatizzante, responsabile della molteplicità di sapori del cocktail. In genere vengono usate delle creme o dei liquori.
  • Per rendere il cocktail più gradevole alla vista e al gusto si usa un colorante, per esempio uno sciroppo alla frutta.
  • La frutta, insieme ad altri ingredienti come lo zucchero, le olive, il sale, la noce moscata o il cacao, viene impiegata come tocco finale per guarnire il cocktail. La decorazione può avere una funzione solamente estetica o mutare l’aroma della bevanda.

     

I cocktail più famosi da preparare con il Bimby

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Caipiroska alla fragola, Mojito, Spritz, Rossini, Bellini e tanti altri: i cocktail Bimby che puoi preparare senza muoverti dalla tua cucina sono moltissimi: adesso è arrivato il momento di spendere qualche parola sulle origini, a volte incerte e circondate dalle leggende, altre ben definite nel tempo e nello spazio, di alcuni tra i cocktail più famosi di sempre.

Probabilmente il cocktail più antico di tutti è l’Old Fashioned. Pare che venne inventato da James E. Pepper, di professione colonnello. Nel 1931 la ricetta fu registrata all’Old Waldorf Astoria Bar Book. Si tratta di un pre- dinner, quindi una bevanda che andrebbe sorseggiata prima di cena. Gli ingredienti che compongono l’Old Fashioned sono il bourbon, lo zucchero, l’angostura bitter e, per finire, l’essenza dell’arancia. In alternativa al bourbon può essere usato lo scotch.

Un altro cocktail molto amato e facilissimo da preparare col Bimby è il Mojito, reso celebre, assieme al Daiquiri, dal già citato scrittore Ernest Hemingway. Nel corso della sua avventurosa vita, Hemingway trascorse un periodo a Cuba, dove era solito frequentare un locale chiamato Bodeguita del Medio e bere lì i suoi drink preferiti. Il Mojito è uno julep, un cocktail che vanta tra gli ingredienti principali la menta, insieme al rum, allo zucchero di canna, al succo di limetta e all’acqua gassata.

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Anche l’Italia vanta un proprio patrimonio per quanto riguarda i cocktail. Partiamo dallo Spritz, il cui nome deriva dal termine tedesco spritzen, spruzzare. Nel corso della dominazione austroungarica, i soldati delle guarnigioni imperiali erano soliti allungare i corposi vini italiani con dell’acqua frizzante. Questa abitudine pian piano si trasmise anche presso la popolazione locale. All’inizio del Novecento si diffuse il bitter, un amaro, che divenne l’ingrediente principale del moderno spritz, conosciuto e amato in tutto il mondo.

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Un’altra specialità tutta italiana si deve all’intuito del conte Camillo Negroni che, all’inizio degli Anni Venti, chiese al barman di preparargli una variante dell’aperitivo americano. Il luogo era Firenze, il bar il sofisticato Caffè Casoni in via de’ Tornabuoni. Gli ingredienti? Vermut rosso, bitter Campari, gin e ghiaccio. Impossibile non menzionare anche il più recente (siamo nel 1948) Bellini, fatto con il prosecco e la polpa di una pesca bianca, realizzato per la prima volta nel famoso Harry’s Bar di Venezia.

La nostra lista dei cocktail più famosi potrebbe allungarsi ancora, ma ricordiamoci anche di tutte quelle bevande analcoliche che si sposeranno perfettamente con gli stuzzichini che siamo soliti mangiucchiare durante gli aperitivi. Facili da preparare e dissetanti, verranno incontro alle esigenze di chi non beve alcolici. A questo punto non ti resta che scoprire le ricette dei cocktail Bimby che abbiamo preparato per te! Basta seguire i nostri consigli e  mettere nel boccale i vari ingredienti nel giusto ordine e, con qualche accortezza e il bicchiere adatto, il tuo squisito cocktail fatto con il Bimby sarà pronto!

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