Guida golosa alle più squisite ricette nate da un errore

Guida golosa alle più squisite ricette nate da un errore

Ci sono ricette la cui nascita è un racconto, quando non direttamente una leggenda. Una specie di fiaba, con una morale ben precisa che forse dovremmo adottare per le questioni di tutti i giorni: il mondo, quello della cucina compreso, va guardato in prospettiva.

panettone

Molte delle ricette più golose, conosciute e apprezzate della cucina italiana ed estera, sono nate proprio da errori o dimenticanze, da possibili fallimenti che, nel tempo, si sono rivelati degli strepitosi successi. Del panettone abbiamo parlato approfonditamente già nei precedenti articoli: una delle versioni che circolano sulle sue origini risalirebbe al tempo di Ludovico il Moro: il dolce originariamente pensato per il banchetto del duca venne inavvertitamente bruciato e, con le parti che si riuscirono a salvare e altri scarti, un garzone di nome Toni assemblò fortuitamente quello che era destinato a diventare il dolce più iconico del Natale.


Il risotto alla milanese

risotto alla milanese

Rimaniamo nel capoluogo lombardo per occuparci di un’altra ricetta conosciuta e amata ovunque: il risotto alla milanese, un primo cremoso e invitante che si distingue per il suo colore dorato dovuto alla presenza dello zafferano. Nei secoli passati questa preziosa spezia veniva utilizzata per colorare tessuti e oggetti. Pare che, durante la costruzione del Duomo di Milano, uno degli assistenti del celebre maestro belga Valerio di Fiandra usasse aggiungere lo zafferano per dare un tocco di luce e magnificenza in più alle vetrate. Forse fu questa sua abitudine a farlo notare tanto da entrare nelle grazie della figlia del maestro e di ottenerne addirittura la mano. In occasione delle nozze, l’assistente ebbe una fortunata idea: far aggiungere la spezia al semplice riso col burro che avrebbe dovuto essere servito al banchetto. Il colore dorato e brillante stupì i commensali, ma il sapore dello zafferano conquistò tutti.


La torta caprese

torta caprese

Rimaniamo in Italia e raggiungiamo l’incantevole Capri per scoprire che una delle torte più golose della nostra tradizione culinaria è estremamente recente ed è… nata da una dimenticanza, proprio così. La caprese nasce negli Anni Venti dello scorso secolo, al tempo delle flap girls e delle prime automobili. Una delle leggende vuole che dei delinquenti italoamericani, forse al servizio addirittura di Al Capone, entrassero nel negozio di un pasticciere, Carmine di Fiore. Volevano una torta con il cioccolato e le mandorle: una preparazione piuttosto semplice, ma il povero pasticciere era così spaventato e preoccupato che commise l’errore di non utilizzare la farina nell’impasto. Se ne accorse troppo tardi e si aspettava una punizione, ma così non fu, anzi: era appena nata la torta caprese, famosa ancora oggi.


La ganache al cioccolato

ganache di cioccolato

Rimaniamo in ambito dolciario per occuparti della ganache di cioccolato, che spesso utilizziamo per ricoprire le nostre torte. Pare che un inesperto apprendista abbia commesso l’errore di far cadere del latte caldo (ma per alcuni era panna) nel cioccolato. La crema così pasticciata, però, all’assaggio si rivelò una vera prelibatezza: il resto, è storia.


Il gorgonzola

gorgonzola

C’è chi lo ama e chi, invece, proprio non lo può soffrire. Parliamo del gorgonzola, un formaggio erborinato che dà vita a una serie di squisite ricette. In molti sostengono che nacque dalla dimenticanza di un oste lombardo che, forse per raggiungere l'innamorata lontana, lasciò il formaggio in cantina finché non sviluppò una strana muffa blu. Leggenda vuole che, anziché buttarlo, lo assaggiò, scoprendo la ben nota delizia usata ancora oggi.


Il ghiacciolo

ghiaccioli

Sembra strano, ma persino una ricetta all’apparenza immediata come il ghiacciolo è nata in seguito a un fortuito errore: agli inizi del Novecentom un bambino lasciò congelare un bicchiere che conteneva una bevanda e il bastoncino che utilizzava per mescolarla meglio. Quando si accorse di aver inventato il ghiacciolo e che l’asta era indispensabile per apprezzare al meglio quella golosità, decise di brevettare l’invenzione: era il 1924.


Brownies

brownies

Tutti amiamo i brownies, riconoscibili per la loro forma quadrata e per la consistenza piuttosto densa, ma sapevi che questa loro caratteristica è dovuta proprio a un errore? Stando alle numerose leggende, i primi brownies furono preparati da una donna che viveva nel Maine e che dimenticò di mettere il lievito nella sua torta al cioccolato. Invece di buttare via il dolce, poiché aveva ospiti, provò ugualmente a portarlo in tavola, tagliandolo in tanti quadrotti e servendolo con un po’ di panna montata. Fu un successo.


Corn flakes

cornflakes

Fare colazione con una bella ciotola di latte e i corn-flakes è un vero piacere, ma immaginavi che, anche in questo caso, ci troviamo di fronte a una ricetta un po’ raffazzonata? I cereali più famosi di sempre derivano da un errore di valutazione: alla fine dell’Ottocento i fratelli Kellogg, diversissimi tra loro per aspirazioni, punti di vista e intenzioni, si misero al lavoro per creare un cibo semplice ed economico a base di grano duro. Ottennero "solo" dei fiocchi croccanti. Anziché gettarli via e sprecare il cibo, li servirono ai pazienti di un sanatorio insieme al latte. Piacquero talmente tanto che, nel giro di pochi anni, iniziò una produzione su scala industriale tutt’oggi esistente.


La Crêpe Suzette

crepe suzette

Rimaniamo nel XIX secolo e raggiungiamo, almeno con la mente, la suggestiva Montecarlo che si affaccia sul mare. La storia racconta che al Cafè de Paris si fermò a mangiare il futuro re Edoardo VII. In cucina c’era un giovane cuoco, Henri Carpentier; nonostante fosse abbastanza abituato a cucinare per i personaggi del bel mondo, quella volta si emozionò e sbagliò nel dosare il liquore della salsa che accompagnava le crepes richieste, bruciandole. Cosa fare? Preparale nuovamente, col rischio di far pranzare fuori orario un principe di sangue, o tentare la sorte? Henri preferì quest’ultima soluzione e il futuro re apprezzò a tal punto il coraggio del ragazzo e la bontà del piatto da intitolarlo alla sola dama presente al tavolo.


Salsa Worcester

salsa worcester

Si dice che nel 1835 i proprietari di uno spaccio alimentare ricevettero una richiesta piuttosto bizzarra dall’ex governatore del Bengala. Nostalgico dei sapori speziati e particolari dell’India, il diplomatico chiese che gli fosse preparata una salsa capace di rievocarli. Così fu fatto e i due fratelli pensarono che sarebbe stata un’idea vincente vendere su larga scala il condimento, ma l’odore parve non soddisfare i clienti, tanto che le scorte di salsa vennero dimenticate dentro una cantina. Invecchiando, però, anziché marcire, lo strano condimento assunse un sapore decisamente migliore. Sebbene sia possibile ricrearla anche a casa propria, l’esatta ricetta della salsa Worcester è ancora un mistero, come la prossima bevanda che andremo a scoprire.


Coca Cola

coca cola

La storia della Coca Cola, della sua formula tutt’ora occultata e della sua nascita è notissima: a inventare la più celebre bevanda di sempre fu un farmacista, John Pemberton: si era messo in testa di creare una medicina che fosse in grado di alleviare alcuni malesseri. Assaggiandola, scoprì invece di aver creato una bibita particolare e decise di commercializzarla. Una buona idea, ti pare?


La cotoletta napoletana

cotoletta alla napoletana

Come tantissime altre ricette, la cotoletta napoletana non ha nulla a che fare con la splendida città campana. Questa sfiziosa variante nata da un errore è difatti originaria dell’Argentina, dove venne realizzata per la prima volta nella all’inizio del Novecento. Un cliente in buoni rapporti col proprietario si recò al ristorante molto tardi, quando la cucina stava per chiudere. Chiese una cotoletta, ma forse per l’ora o per la stanchezza, il cuoco la bruciò. Resosi conto che la carne era finita e volendo evitare di mandare a casa l’uomo senza cena, provò a rimediare togliendo la bruciatura e aggiungendo un po’ di sugo, il prosciutto e la mozzarella. Il cliente apprezzò moltissimo il piatto, che divenne estremamente celebre soprattutto tra gli Anni Quaranta e Cinquanta.


Tarte Tatin

tarte tatin

La squisita torta Tatin deve il suo nome alle sue inventrici, due abilissime cuoche titolari di un ristorante. A vederla è davvero bella, con le sue mele caramellate che spiccano sulla superficie ed è difficile credere che si tratti, anche in questo caso, di un errore in cucina, eppure è proprio così che andarono i fatti. Una delle sorelle Tatin era intenta a preparare una torta di mele e dimenticò di foderare lo stampo con la pasta, mettendo direttamente la frutta a pezzi nel contenitore. Successe, insomma, quello che accade anche a noi quando ci ritroviamo a fare qualcosa sovrappensiero: accortasi dell’errore, anziché rifare il dolce da capo, scelse di coprire la superficie della torta con uno strato di frolla e infornò il tutto. A cottura ultimata, rovesciò il dolce e lo servì così, in una variante deliziosa e apprezzatissima ancora oggi.


Negroni sbagliato

negroni sbagliato

Dobbiamo ringraziare Mirko Stocchetto, titolare del bar milanese Basso, se possiamo bere questa sfiziosa variante. Una sera si confuse e versò nel bicchiere il prosecco al posto del gin. Era la fine degli Anni Sessanta e l’errore fu così apprezzato che beviamo il Negroni sbagliato ancora oggi, ovunque.


Cookies

chocolate chips

Persino i chocolate chip cookies, i celebri biscottini statunitensi dalla consistenza croccante e arricchiti con le gocce di cioccolato, sono il risultato di una dimenticanza: in questo caso, Ruth Wakefield, che intorno al 1930 gestiva una locanda nel Massachussets, si ritrovò a dover preparare i biscotti che faceva sempre e che serviva ai suoi ospiti per colazione senza avere la necessaria dose di cacao. La donna decise di ridurre in briciole le poche tavolette di cioccolata che aveva nella dispensa e di cucinare i frollini così.


Dopo questa golosa carrellata di errori e dimenticanze, ogni volta che qualche ciambella non riuscirà col buco non potrai fare a meno di chiederti se hai per le mani un capolavoro culinario o meno. E forse è proprio questa l’attitudine giusta per gestire anche la peggiore riuscita in cucina: con l’ottimismo.

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